Se dovessi dare due consigli al quattordicenne Charles Aeby, quali sarebbero?

Sii onesto, corretto e soprattutto felice! Vivi ai 100 all’ora!
Fai quello che ti piace e intraprenderi un’ampia formazione nelle aree che ti interessano. Lavora sodo per raggiungere i tuoi obiettivi e i tuoi sogni!
Sii ambizioso e non dimenticare di aiutare gli altri, di fare del bene intorno a te.

Quali sono i compiti della funzione «Direttore HUB di Vaud»?

  1. Ce ne sono molti, ma ne vedo due molto importanti:
    Assicurarmi, con i miei team, che ogni cliente che viene a trovarci vada via dicendo «wow», hanno capito davvero quello che volevo e mi hanno servito perfettamente. Sono simpatici e professionali!
  2. Assicurarmi che i miei team crescano e siano felici di venire a lavorare in officina ogni giorno.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Il contatto con le persone, stare con la mia gente e i miei clienti. Ogni due minuti si ha a che fare con persone diverse. Trovare soluzioni di squadra per migliorare noi stessi, gestire i conflitti in modo che ognuno possa trovare il proprio posto ed esprimere il proprio potenziale.

Come è stata la tua carriera finora?

11 anni come insegnante per giovani dai 10 ai 12 anni, 26 anni con Michelin in Svizzera, Germania e Francia e già 4 anni con AMAG. Una grande diversità di mansioni, incontri, culture, successi e difficoltà che mi rendono quello che sono oggi.

Cosa diresti al tuo migliore amico di AMAG?

Un’azienda con una storia importante, professionale e in pieno movimento per assicurare il proprio futuro e soddisfare le aspettative dei propri clienti, preparando le migliori offerte sul mercato in termini di mobilità.

Cosa fai quando non lavori?

Mi prendo cura della mia famiglia e dei miei amici! Mi muovo anche facendo molto sport (trekking, tennis, nuoto, sci). Io e mia moglie andiamo spesso ad assistere a diversi spettacoli (teatro, danza, concerti, partite di basket e di hockey su ghiaccio). La lettura (audiolibri in auto e sul mio tablet) occupa il resto del mio tempo.

Quello che vorrei ancora dire

Mi piace il «digitale»e sono un po’ un geek. Per esempio, non uso praticamente più carta al lavoro e a casa… Ma stiamo attenti a non essere dipendenti, collegati giorno e notte, nei fine settimana, durante le vacanze. Troviamo il nostro equilibrio, non dimentichiamo le relazioni umane. Uno schermo non è una persona… nonostante i social network che spesso sono trappole… Troppe persone sono troppo oberate, frustrate, insoddisfatte e possono avere crisi a volte perché sono troppo connesse e non si prendono il tempo necessario per svagarsi tra le fasi di lavoro intenso.

Lo vedo ogni giorno nelle «mie» officine e a casa dei miei amici. Per essere creativi, intraprendenti e felici sono necessarie fasi di recupero, una vita reale al di fuori del lavoro. Oggi è davvero una questione sociale e su questo tema abbiamo una grande responsabilità come dirigenti e datori di Lavoro.

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